Il blog che promuove la filosofia del portare i neonati e i bambini come piccoli marsupiali.....e...molto altro...


Sul blog di mamma canguro potete lasciare i vostri commenti e suggerimenti...anzi siete invitati a farlo. Il vostro contributo può essere d'aiuto ad altri e sicuramente aiuta a sviluppare il confronto tra genitori su temi che riguardano i nostri figli ma anche noi stessi!! Buona lettura!!



Nel momento in cui uno si impegna a fondo, anche la provvidenza allora si muove .
Infinite cose accadono per aiutarla,
cose che altrimenti non sarebbero mai avvenute....
Qualunque cosa tu possa fare o sognare di poter fare, cominciala.
L'audacia ha in sè genio, potere e magia.
Cominciala adesso.

W. Goethe


Chi lavora con le sue mani è un lavoratore.
Chi lavora con le sue mani e la sua testa è un artigiano.
Chi lavora con le sue mani e la sua testa ed il suo cuore è un'artista.

San Francesco d'Assisi

domenica 31 gennaio 2010

Wearing baby nel mondo: African Kanga



Chiamato Kanga in Kenya, Kikoi sulla costa e pagne in altre aree dell'Africa, è un indumento molto colorato. Il nome significa gallina faraona in lingua swahili.
E'costituito da un rettangolo di cotone e sulla parte centrale di solito compare una scritta: un proverbio o una frase benaugurale in lingua swahili (Se ne vuoi veder qualcuno con i significati delle scritte clicca qui
Solitamente viene indossato in coppia: uno viene utilizzato come gonna e l'altro avvolto attorno al petto. La coppia viene chiamata doti. La parte superiore viene utilizzata per avvolgere i neonati.Il kanga viene avvolto attorno al corpo della mamma attraverso una tecnica che non prevede nodi!.
Il Kanga non è solo un pezzo di stoffa: rappresenta la cultura Swahili.
Se vi interessa approfondire la storia del kanga, fate una ricerca su Wikipedia o guardate questo link (inglese)


venerdì 29 gennaio 2010

Lo svezzamento: il bisfenolo A







Alessandro presto avrà sei mesi!!! Anche se contro voglia, più per pigrizia che per altro (il latte della mamma è così comodo) dovremo cominciare lo svezzamento!
Grazie al suggerimento di un'ostetrica, ho trovato questa linea di piattini, ciotoline, posate, che, oltre ad essere esteticamente molta bella, è priva di bisfenolo A.
Il bisfenolo, secondo la definizione dell'autorità eruopea per la sicurezza alimentare, è una sostanza chimica usata prevalentemente in associazione ad altre sostanze chimiche per produrre plastiche e resine. L’esposizione al BPA attraverso il cibo è dovuta al suo impiego in talune materie plastiche e altri materiali. Ad esempio, il BPA è usato nel policarbonato, un tipo di plastica rigida trasparente. Il policarbonato viene utilizzato per produrre recipienti per uso alimentare come le bottiglie per bibite con il sistema del vuoto a rendere, i biberon, le stoviglie di plastica (piatti e tazze) e i recipienti di plastica. Residui di BPA sono presenti anche nelle resine epossidiche usate per produrre pellicole e rivestimenti protettivi per lattine e tini. Il BPA può migrare in piccole quantità nei cibi e nelle bevande conservati in materiali che lo contengono.
Recentemente è apparso un articolo sul Sole 24ore dal titolo: "La Food and Drug Administration (ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e dei medicinali) contro il bisfenolo A - forti sospetti di tossicità http://robertolapira.nova100.ilsole24ore.com/2010/01/bisfenolo.html.
Purtroppo, spesso, inconspevolmente e in buona fede, affidandoci a prodotti per bambini, pensiamo di poter essere tranquilli sulla sicurezza del prodotto e sulla sua a-tossicità. Non è sempre cosi.
Il bisfenolo A, per esempio, è un componente di biberon, set pappa per bimbi....
Il set pappa che vedete nelle foto è privo di bisfenolo A. E' composto da contenitori a castello: possono essere riposti uno dentro l'altro. La forma dei piatti, con bordo abbassato sul davanti, permette una buona visibilità della pappa facilitando la coordinazione del bambino. I coperchi fungono anche da piatti piani. Il cibo può essere conservato in frigor. Si lavano in lavastoviglie.
Sulla confezione trovate la dicitura: BPA free.
In merito ai prodotti per l'infanzia che, spesso, contengono sostanze dannose, a breve pubblicherò un post sui prodotti per la cura e la pulizia dei neonati.
ps: la mia attenzione verso queste tematiche, deriva da alcune letture che ho fatto e dalla fortuna di aver incontrato ostetriche attente e preparate!

mercoledì 27 gennaio 2010

Wearing baby nel mondo: Korean Podeagi




Il Podeagi è un antico supporto di origine coreana. E' una versione semplificata del mei tai: è costitutito da un pannello centrale, che può avere differenti misure, a cui sono cucite due lunghe fasce di tessuto. Le fasce vengono avvolte attorno al corpo della mamma e del bambino.

Esistono vari modi di portare con il podeagi. Essendo un supporto non strutturato, va usato da quando il neonato è in grado di sostenere la testa.

La posizione tradizionale prevede che le fasce non siano posizionate sopra le spalle, ma girate attorno al petto della mamma. Come con il mei tai si può portare davanti, in fianco e dietro.

Non è possibile effettuare la posizione rannicchiata. Il bambino, con questo supporto, è come se fosse sebuto. Le fasce infatti, passando sotto il suo sedere, formano un sostegno, su cui il il bimbo è appoggiato.

Ne esistono con pannelli di differenti misure: se la parte centrale è molto ampia, una volta legato facendo passare le fasce sopra il petto, il podeagi assume l'aspetto di un elegante top, soprattutto per le version in seta. Guarda queste immagini: http://www.flickr.com/photos/56484492@N00/sets/72157600159296361/


martedì 26 gennaio 2010

Dentizione: massaging brush e oral care rabbit


Ad Alessandro all'inizio di gennaio è spuntato il primo dentino e ora si intravede anche il secondo!
Per alleviare un pò il fastidio alle gengive ho usato questo simpatico coniglietto: si inseriscono le dita nelle orecchie del coniglio e si massaggiano dolcemente i dentini e le gengive del bimbo, che in questo modo, può mordere e succhiare le nostre dita. E' un simpatico modo di giocare con il bambino che sarà attratto dalle orecchie del coniglio che si muovono.
Tra l'altro pòù essere usato, una volta cominciato lo svezzamento, per rimuovere eventuali residui di cibo dalla bocca del bambino.
Nella confezione, oltre al coniglio, troviamo il "massanging brush"! Non è altro che una specie di spazzolino e anche questo serve per massaggiare le gengive.




lunedì 25 gennaio 2010

Fascia portabebè: come portare i gemelli con pouch sling







Pensavate fosse possibile portare i gemelli contemporaneamente?
Io credevo di no....invece...

Non solo è possibile ma è anche utile, benefico e pratico!
Appena nati i gemelli sono molto piccoli e il loro peso, spesso, equivale a quello di un solo bimbo.

Inizialmente quindi possono essere portati davanti, entrambi all'interno della stessa fascia tubolare. L'uno di fronte all'altro con i piedini che si toccano: in questo posizione è possibile allattarli entrambi. Oppur possono essere portati, sempre entrambi nella stessa fascia, in posizione rannicchiata verticalmente con il viso appoggiato al petto della mamma.

Se poi, i gemelli vengono separati alla nascita per ragioni mediche, è ancora più imporante ristabilire tra loro quel contatto e quella vicinanza che li ha accompagnati durante nove mesi.

Si possono portare anche entrambi nella poszione della culla. La mamma indossa due fasce:una per spalla. Questo video (in inglese, ma dalle immagini potete farvi un'idea) mostra come
http://www.youtube.com/watch?v=0yhmor-rtVg


Quando cominciano a pesare è possibile portarli con due pouch slings incrociate una su ogni spalla: uno per fianco.

Avere una fascia, in caso di gemelli, è ancora piu importante che averla quando si aspetta un solo bimbo: anche se decidiamo di portarne uno per volta abbiamo sempre le mani libere per accudire l'altro. Soprattutto, e credo sia il caso più frequente, quando gli orari dei due fratellini/sorelline, non combaciano.

Quando in casa c'è il papà, la nonna o la sorella ognuno può farsi carico di un bimbo!

Per vedere delle belle fotografie che ritraggono gemelli allattati e portati collegati al sito di Karen Gromada, consulente della Leache League dal 1975!!http://www.karengromada.com/karengromada/photos/index.htm

Se ci fosse qualche mamma che ha provato quest'esperienza, sarebbe bello lasciasse la sua testimonianza!
Gaurda il video http://www.youtube.com/watch?v=plajbU5eOM8

Nei prossimi post parlerò di gemelli e mei tai!

domenica 24 gennaio 2010

Mei tai: contatto pelle a pelle


Come dicevo in altri post, la marsupio terapia, scoperta negli anni '70 a Bogota, prevede di appoggiare il neonato prematuro sul petto nudo del genitore, che funge da sostituto della culla termica.

Questo metodo ha permesso di salvare molti bimbi, soprattutto in quegli ospedali che non avevano a disposizione sufficienti incubatrici. Se volete approfondire l'argomento potete leggere: "Una mamma canguro" di Nathalie Charpak Red Edizioni.


Questa modalità di contatto può essere sperimentata anche in assenza di problematiche legate a parti prematuri. Può essere adottata per ripristinare quel legame fisico tra mamma e bambino, quasi a ricreare le condizioni di quando il bimbo era nella pancia: contatto pelle a pelle totale.


A volte, ancora adesso che Alessandro ha quasi 6 mesi, dopo il bagno, lo lascio solo con il pannolino e lo metto nel mei tai, posizione rannicchiata, sul mio petto nudo. E' una sensazione piacevole per entrambi. L'effetto del bagno, il contatto con la mamma, la possibilità di nutrirsi liberamente, hanno un effetto benefico e calmante sul bambino,che, il più delle volte, si addormenta profondamente.


Vi consiglio di provare questa posizione se il vostro bimbo ha le coliche: il contatto con la vostra pancia, il calore, il contenimento, lo aiuteranno a rilassarsi.
Potete sperimentare questa posizione sia con il mei tai che con la fascia lunga.



sabato 23 gennaio 2010

Succhietto antisoffocamento
















Ieri Alessandro ha sperimentato per la prima volta un sapore diverso da quello del latte della sua mamma: ha assaggiato la sua prima fettina di pera! Come vedete nella foto è un pò perplesso!!

Ho preso una pera biologica bella matura, ne ho tagliata una fettina e l'ho messa all'interno del succhietto anti soffocamento.

Ma di cosa si tratta? E' un affarino composto da una retina inserita all'interno di un manico ergonomico collegato una catenella con pinza (come quella dei succhiotti). Questo affarino permette al bimbo di scoprire nuovi sapori in tutta tranquillità: il manico si apre, si estae la retina e all'interno di quest'ultima potete inserire pezzi di frutta matura o di vedura. Il bimbo potrà succhiare la retina senza correre il rischio di ingozzarsi con dei pezzetti di cibo.


Una volta usato, basta sciacquarlo con acqua. E' possibile riutilizzare la retina fino a quando non si deteriora. La confezione ne contiene comunque una di riserva ed è possibile acquistarne altre separatemente.

Così quando io e mio marito pranziamo, anche Alessandro sperimenta i primi sapori e ha qualcosa da sgranocchiare!

Comodo vero?!?!

venerdì 22 gennaio 2010

Pannolini lavabili: approfondimenti


Per avere tutte le informazioni sui pannolini lavabili, potete fare riferimento ai seguenti siti:


http://xoomer.virgilio.it/tatanone/index2.htm dove potete scaricare "Il manuale di sopravvivenza per genitori ecologici o aspiranti tali" guida a cura di Mondo Nuovo. Nella guida, oltre alla descrizione minuziosa i tutti i componenti degli usa e getta, delle sostanza chimiche che contengono, trovate un'utile guida sulle varie tipologie di pannolini e tutte le indicazioni per farseli da soli: siti che vendono i materiali,cartamodelli, istruzioni per cucirli.
Io, per la confezione casalinga dei pannolini, mi sono ispirata al sito francese "l' arbre à bébés" dopo aver letto il libro "Bebè a costo zero" di Giorgia Cozza Ed. Il Leone Verde.
http://larbreabebes.free.fr/

oppure trovate tutte le info sui lavabili a questi link:


Inoltre sul sito Detersivi Bioallegri

trovate una sezione dedicata al mondo dei bambini: una guida su come prendersi cura del bimbo naturalmente. Anche qui trovate la guida "Cambiare pannolino. Manuale di soppravivenza per genitori ecologici o aspiranti tali".


Mettendo in pratica piccoli accorgimenti, si può risparmiare, rispettare l'ambiente e soprattutto quello che ci sta più a cuore: la salute dei nostri figli!

giovedì 21 gennaio 2010

Pouch sling posizione culla per bimbi grandicelli


La fascia pouch sling usata nella posizione della culla è ideale per i neonati: è avvolgente, contiene il neonato in un caldo abbraccio, permette di allattare agevolmente e di avere il proprio cucciolo appena nato a stretto contatto sul nostro cuore.

Quando i bimbi crescono, la posizione della culla può essere comunque utilizzata con qualche accorgimento: basterà appoggiare il sedere del bimbo all’interno della tasca, adagiarlo con il tronco nella fascia e lasciare le gambine fuori!

Guarda il video su You tube canale di mammacanguro!

mercoledì 20 gennaio 2010

Vestiti comodi in gravidanza




I vestiti pre-maman costano un sacco di soldi, soprattutto considerato che si sfruttano per un tempo limitato. Le camicie da notte per l'ospedale poi, sopratutto per chi non le usa abitualmente, sono una spesa non indifferente.


Dopo un mini corso di cucito, quando sono rimasta incinta, mi sono fatta qualche vestito, qualche paio di pantaloni, e camicie da notte e vestaglie sia per me che per mia cognata!

martedì 19 gennaio 2010

Il bambino non è un elettrodomestico. Gli affetti che contano per crescere, curare, educare di Giuliana Mieli




Giuliana Mieli (laureata in Filosofia e psicologia clinica, dopo aver lavorato negli anni Settanta nei primi centri di salute mentale, è stata consulente per vent’anni dell’Ospedale San Gerardo di Monza), nel suo libro sostiene che la nostra società ignora e trascura gli affetti. In particolare quello che ruota intorno alla gravidanza, alla nascita, alla maternità, ai primi anni di vita dei figli.

Il racconto prende spunto dall’esperienza lavorativa dell’autrice come consulente presso il reparto di ostetricia del San Gerardo.

Dalla sua esperienza è emerso che troppo spesso nei corsi di preparazione al parto, nella gestione del travaglio, del parto, del puerperio, ma più in generale della salute dell’individuo, viene trascurato il rispetto dei bisogni affettivi di base, che invece dovrebbero essere ispirazione per una trasformazione della vita sociale e della cultura che sia in armonia con la natura dell’uomo.

L’autrice descrive l’esperienza emotiva della gravidanza e del parto dal punto di vista della madre, del bambino e del padre. Fa accenno al ruolo del dolore nel parto, che, se compreso e spiegato durante i corsi preparto, aiuterebbe le donne ad affrontarlo con maggior serenità senza ricorrere in maniera inconsapevole all’analgesia. Il dolore del parto ha un profondo significato emotivo che accompagna un passaggio cruciale: la separazione fisica del bambino dalla madre.

Parla della necessità, durante il puerperio, di ricostituire la fusionalità tra madre e bambino al fine di creare quella base sicura, attraverso cure rispettose delle reali esigenze del bambino, che permetterà al bambino un lento cammino verso l’autonomia.
La Mieli scrive: “ … la diffusa disattenzione e ignoranza sui bisogni del piccolo umano, che permette e giustifica atteggiamenti impropri, inadeguati, spesso non intenzionali,ma ugualmente deleteri, perché non permettono la costruzione di una fiducia e la conseguente capacità di esplorazione e sviluppo. Senza una base sicura non si può crescere, non si può diventare pienamente adulti: ma i genitori sono completamente disinformati delle cure di cui necessita un bambino. Bowly tristemente osserva come nella nostra società l’ignoranza diffusa sulla natura dei bisogni affettivi diffonda una insufficienza cronica di cure adeguate,nella convinzione che non si possa fare diversamente, e che vada bene così”.

E’ sta proprio questa “non conoscenza “ che ha spinto l’autrice, quando per la prima volta entrò in contatto con il mondo nuovo della maternità, a trovare una strada che le permettesse di trasmettere e utilizzare la conoscenza e l’esperienza derivante da anni di studi in psichiatria dove aveva potuto toccare con mano i tragici effetti di educazioni sbagliate, in modo da farne un efficace mezzo di cura e prevenzione.

La Mieli sostiene la necessità di una rivoluzione culturale che permetta il passaggio da una società basata sulla negazione degli affetti a una società che renda gli affetti centrali. A questo proposito scrive: “E’ necessario un cambiamento non solo per evitare la distruzione definitiva dell’ambiente terrestre, ma anche e soprattutto per uscire dalla miseria psichica e morale delgi essere umani contemporanei. L’inversione di rotta si profila come la “riscoperta della vera ricchezza nel dispiegamento delle relazioni sociali conviviali all’interno di un mondo sano”.

L’ultimo capitolo è dedicato a snocciolare i modi per uscire dalla medicalizzazione della nascita e a illustrare la funzione della psicologia in maternità.

La gravidanza”, scrive la Mieli, “è fra i tanti mutamenti della vita, quello forse più marcato da un’intensa pregnanza affettiva: è infatti un passaggio centrale dell’esistenza, che segna, sia per l’uomo che per la donna, la fine di un’epoca, quella in cui si è stati figli, e connota attraverso l’evento biologico della maternità, sia fisicamente che emotivamente, il passaggio alla responsabilità genitoriale. (…)
Una cultura meno affrettata e superficiale della nostra saprebbe celebrare con una coralità più partecipe i passaggi della vita e accompagnare con un’adeguata condivisione emotiva il turbamento insito in questo passaggio.Si tratta infatti di un turbamento fisiologico che contiene, come tutti i cambiamenti, l’ambivalenza del divenire, la gioia del nuovo e la perdita del vecchio, con quel misto di curiosità e nostalgia, di desiderio e di malinconia che caratterizza lo stesso venire al mondo, l’osare e il ritirarsi, lo sporgersi e il rinculare timorosi: non segno di una patologia, ma modalità fisiologica con cui procede il cammino faticoso dell’esistere, e in cui la sicurezza del noto diventa strumento prezioso per interpretare e affrontare il nuovo che ci si appresa a vivere.”

Continua così: ” Ci si è dimenticati del fisiologico e naturale benessere della gravidanza e la si è infarcita di esami e controlli che dovrebbero fungere da garanzia di successo. I percorsi di gravidanza affidati esclusivamente all’ostetrica, come sarebbe più naturale, fanno fatica a decollare a causa di una marcata sfiducia nella naturalità della vita e dei suoi eventi; inoltre la dilagante immaturità affettiva che caratterizza l’utenza la spinge a cercare fuori di sé garanzie, non avendo potuto costruire una qualche fiducia in sé e nelle proprie capacità biologico-affettive.

L'esperienza in campo psichiatrico e psicologico, lfa chiedere alla Mieli se “il presentarsi sempre più frequente di disturbi legati alla depressione non sia dovuto a vissuti personali repressi e trascurati e non rilevati durante la gravidanza e a motivazioni più apertamente sociali quali l’isolamento, la solitudine, la sospensione dell’attività lavorativa con la conseguente perdita di riferimenti e di contatti, il misurarsi con la propria identità e maturità al di fuori dei supporti offerti dalla professione e dal ruolo sociale. In realtà tutti i disturbi della maternità, qualunque sintomo scelgano per palesarsi, emergono sempre da storie antiche di dolore e solitudine, storie di bambine trascurate o non corretamente amate, sensibili, che si trovano sole di fronte a un’avventura della vita che tanto desiderano ma che le spaventa, perché in qualche modo e in qualche recondita parte di sé covano la sfiducia di essere adatte per affrontarla. Dietro al senso di inadeguatezza si annida sempre una storia di solitudine, di assenza di cure. (…) Se poi a queste motivazioni psicologiche personali si aggiunge una solitudine attuale, una incomprensione di coppia, il confronto con la fatica e la totale dedizione al bambino in assenza di aiuti e di rapporti - in una società che fa poco o niente a favore della maternità e si preoccupa esclusivamente di creare luoghi dove i bambini possano essere precocemente parcheggiati per consentire alla mamma di riprendere il lavoro quanto prima – allora è facile che la vergogna di sentirsi poco capace ed efficiente, come invece il sistema pretende e richiede, faccia sprofondare nello sconforto e ci si colpevolizzi perché i propri tempi di naura, fisici ed emotivi, non riescono a star dietro ai tempi della vita così come ci vengono imposti da una società completamente sorda alle esigenze dell’affettività.” La sua riflessione si riallaccia a quella di Galimberi nel suo libro “I miti del nostro tempo” (vedi post del )

Conclude così: “Se non ci curiamo adeguatamente dei bambini, avremo adulti insicuri e infelici. La società risponde con la protesi tecnologica, per partorie, per non soffrire, per avere figli artificialemtene: ma la protesi tecnologica non risponde ai perché, non aiuta a crescere, maschera dietro ad un apparente successo le insicurezze che lo hanno attraversato. E ciò che è mancato, l’ascolto, il tempo, la passione, la dedizione, continueranno a mancare perché nessuno si è accorto che era di questo che c’era bisogno; la sofferenza viene tacitata e nascosta invece di diventare, compresa, l’unico strumento adeguato per cambiare.

L’evoluzione della società e l’aumentata sensibilità ci costringeranno a fare i conti prima o poi con l’entità dei danni legati a cure effettive inadeguate e ci convinceranno che, solo garantendo un consapevole maggior rispetto dei bisogni affettivi, è possibile pensare a un futuro in cui procreare rappresenti veramente il piacere di trasmettere ai propri figli la vita insieme a quella qualità dell’amore, che, unica, la rende affascinante, godibile, preziosa. Ciò significa garantire da un lato una diversa possibilità di conoscenza e quindi di presenza, assistenza, dedizione ai propri figli da parte di entrambi i genitori, e dall’altro la diffusione della consapevolezza di una responsabilità affettiva fra i componenti della società che percorra tutti i ruoli, l’insegnamento, le professioni, gli scambi commerciali, la politica, in modo che vivere diventi lo sforzo comune di tutti, nella disponibilità affettiva e nella cooperazione, per realizzare quelle caratteristiche sociali che l’evoluzione della specie appare aver selezionato nel tempo a garanzia del mantenimento e del miglioramento dell’esistenza.

lunedì 18 gennaio 2010

Mei tai e passeggiate


A volte le mamme rinunciano ad uscire, soprattutto se fa freddo, per i preparativi necessari: vestizione del bimbo, preparazione del passeggino e della navicella. Poi una volta uscite si sta sempre a controllare che il bimbo disteso nel passeggino non abbia freddo, non gli sia scivolata la copertina, non si sia scoperto, non abbia il viso gelato, etc etc…

Il mei tai, oltre agli svariati vantaggi di cui ho già parlato nei post precedenti, permette di essere indossato in inverno sotto la giacca evitando di infagottare il bambino.
Di solito,infatti, la vestizione del bimbo comporta urla e pianti…questo secondo la mia esperienza: ad Alessandro non piace essere vestito sia con le tutone imbottite, che con semplice giacchettina o giacca a vento. In effetti non è più libero di muoversi!

Io quando esco che fa freddo mi metto una maglietta leggera (possibilmente scollata per allattare in ogni momento), sopra indosso il mei tai (nella posizione o rannicchiata o canguro con gambe divaricate) e sopra questo una felpa un po’ abbondante in modo da chiudere la cerniera sopra il mei tai. Poi indosso la mia giacca a vento, che rimane aperta, e una sciarpa. Il bambino in questo modo non deve essere infagottato: è sufficiente mettergli un golfino un po’ pesante,un bel cappellino e al massimo una sciarpina. E’ protetto dal tessuto del mei tai, dalla nostro felpa e soprattutto è a contatto con il nostro corpo che gli trasmette calore.
Se proprio pensate che possa avere freddo, al posto della giacca potete mettervi un bel poncho che vi avvolgerà entrambi. Il poncho è utile se volete portare il vostro bimbo sulla schiena senza doverlo infagottare.

Uscire a passeggiare con il mei tai è una soluzione comoda anche nel momento in cui tornate a casa e il bimbo dorme: basterà slegare le fasce del mei tai ed adagiarlo nella sua culla senza doverlo spogliare con il rischio di svegliarlo.

Quando dovete uscire, se usate il mei tai, non serve una lunga preparazione: guanti, sciarpe, giacche non sono necessari! In più se entrate in luoghi chiusi e caldi non dovrete spogliare tutte le volte il vostro bimbo: basterà togliergli la cuffia, spogliare voi la giacca e aprire la cerniera della felpa.

Se poi il vostro bimbo è grandicello e cammina, potete sempre portarvi il mei tai in borsa o legarvelo addirittura in vita: nel caso in cui sia stanco di camminare non dovrete portarvelo in braccio e la passeggiate resterà un piacere per entrambi!

Per maggiori info sulla vestizione potete guardare il video su You Tube! clicca sul titolo: ti collegherai direttamente al video
Buon passeggio mamme!!!!

Pannolini lavabili: istruzioni per il lavaggio






La fornitura di pannolini per poter fare una lavatrice ogni tre o quattro giorni è di 20/24 pannolini.

I pannolini lavabili vanno lavati e asciugati almeno una volta prima dell’uso per ammorbidirli e renderli più assorbenti

Ad ogni cambio puoi riporre i pannolini in un contenitore chiuso in attesa di lavarli (io tengo un bidoncino sul davanzale della finestra del bagno) e cospargerli con un pò di bicarbonato ed eventualmente aggiungere qualche goccia di olio di tea tree. Eviterai il formarsi di cattivi odori e inoltre il bicarbonato avrà un'azione sbiancante.



Se presentano residui di cacca, strofina il pannolino sotto acqua fredda (non usare quella calda perchè fissa le macchie). Non strofinare il pannolino con sapone di Marsiglia perché ne riduce il potere assorbente e ha un effetto ceratura

Non mettere i pannolini in ammollo: l'ammollo fa penetrare nelle fibre i cattivi odori e danneggia il potere assorbente. Usa un secchio con coperchio senza aggiungere acqua. Puoi aggiungere bicarbonato (economicissimo).


Istruzioni per il lavaggio:





  • lava i pannolini a 60°, oppure anche a freddo, con ¼ del detersivo normalmente utilizzato, meglio con detersivo biologico(costa di piu', ma se ne utilizza talmente poco che dura un sacco: provare per credere!! Ottimo quello alle noci). Per una scelta ancor piu' ecolgica, economica ed efficace metti nella vaschetta del detersivo del bicarbonato (1 o 2 cucchiai). Se vuoi, aggiungi una goccia di essenza di lavanda


  • non usare mai candeggina nè ammorbidenti nè sapopne di marsiglia o detersivi cosidetti "per bambini".


  • ognitanto, effettua un risciacquo aggiuntivo finale.


  • Se utilizzi l’asciugatrice, asciugare a temperatura media. Per velocizzare l'asciugatura aggiungi al carico una salvietta asciutta.


  • Non utilizzare sbiancanti od ammorbidenti: oltre a essere dannosi alla salute e all'ambiente, copromettono l'assorbenza dei pannolini.


  • al posto dell'ammorbidente puoi, ogni tanto ,utilizzare nell'ultimo risciaquo mezzo bicchiere di aceto bianco: ha proprietà antibatteriche e contrasta il calcare. In questo caso non utilizzare il bicarbonato nella vaschetta del detersivo. Aceto e bicarbonato usati insieme annullano l’effetto l’uno dell’altro.


  • non strofinare i pannolini con sapone di marsiglia: anch'esso crea una patina che compromette l'assorbenza.


A breve troverai il video su youtube che mostra come lavare i pannolini!!


domenica 17 gennaio 2010

Panolini lavabili: tipologie



Esistono vari tipi di pannolini lavabili. Di seguito ven e descrivo alcuni;

Pannolino lavabile “prefold” + mutandina impermeabile. Si tratta di un panno rettangolare di cotone formato da più strati di tessuto cuciti insieme in modo da formare uno spessore maggiore nella fascia centrale e minore ai lati. Il panno viene poi piegato in modo molto semplice e sopra viene indossata una mutandina impermeabile in poliestere/poliuretano leggera e traspirante, con chiusura in velcro.

Ciripa' + mutandina impermeabile Fascia in cotone che si avvolge attorno al bacino con dei lacci e che contiene all' interno diverse parti assorbenti che aumentano con la crescita del bambino

Pannolino lavabile "fitted" in cotone a mutandina taglia unica + mutandina impermeabile Pannolino in cotone (o altre fibre naturali tipo il bambù) dalla forma identica al pannolino usa e getta con chiusura sul davanti a velcro o bottoni a pressione. Ha degli strati assorbenti già inseriti al suo interno, inoltre può avere ulteriori inserti assorbenti staccabili per regolare meglio l'assorbenza desiderata .Lo stesso pannolino si utilizza dalla nascita al vasino Da abbinare a mutandine impermeabile.

Pannolino lavabile "fitted in cotone taglia esatta + mutandina impermeabile Pannolino in cotone cotone dalla forma identica al pannolino usa e getta con chiusura sul davanti a velcro o bottoni a pressione.E' in taglie diverse per adattarsi alla crescita del bimbo. Ha degli strati assorbenti già inseriti al suo interno, inoltre può avere ulteriori inserti assorbenti staccabili per regolare meglio l'assorbenza desiderata
Pannolino pocket Taglia Unica in microfibra E' simile ai pannolini usa e getta e' composto da solo 2 pezzi che formano un pezzo unico (mutanda impermeabile con fodera in micropile con apertura che consente l’inserimento di inserto assorbente in microfibra.) E' taglia unica, un solo pannolino "dalla nascita al vasino", regolabile con bottoncini a pressione e chiusura velcro.

Pannolino "AIO"
Tuttoinuno E' il modello in assoluto piu' simile ai pannolini usa e getta e' composto da solo 1 pezzo (mutanda impermeabile+parte assorbente uniti insieme.) E' in taglie diverse per adattarsi alla crescita.Si presenta come un pannolino usa e getta, chiuso con velcro

A tutti i pannolini c’è la possibilità di associare veli cattura pupù in cellulosa che vengono poi buttati.

Migliori, a mio avviso, sono gli inserti in pile, che oltre a trattenere la cacca liquida del neonato, permettono di non lasciare il bambino per tante ore a contatto con il bagnato grazie al loro effetto drenante. Il pile mantiene un livello di umidità minimo.


Io per mio figlio ho sperimentato un modello che associa i vantaggi del tutto in uno e la taglia unica che si adatta ai vari stadi di crescita. Il mio pannolino è infatti costituito da un solo pezzo: mutanda impermeabile traspirante+parte assorbente. Il pannolino si adatta alle varie taglia attraverso un sistema di chiusure a velcro che permette di rimpicciolire o ingrandire il pannolino. Inoltre è possibile aggiungere degli inserti per una maggiore assorbenza o per utilizzo durante la notte.

Fare i pannolini è stato molto divertente: l’unico inconveniente è che in Italia non si trovano i tessuti adatti per confezionarli. Bisogna farseli arrivare dagli Stati Uniti con notevoli spese di spedizione e di dogana!!

venerdì 15 gennaio 2010

Cuscino allattamento


Il cuscino allattamento si presta a svariati utilizzi e può essere utilizzato anche prima della nascita del vostro bimbo come ottimo supporto per dormire.

Mano a mano che la pancia crescerà, vi renderete conto che trovare una posizione confortevole sarà un’impresa. Il cuscinone lasciato aperto a formare un salsicciotto vi permetterà di sostenere il pancione e riuscire a riposare.

Una volta nato il vostro cucciolo, dovrete allattarlo svariate volte(e quando dico svariate, all’inizio può essere anche 10/12 volte) al giorno. Sarà quindi importante assumere una posizione confortevole. Il momento dell’allattamento deve infatti dare anche a voi la possibilità di rilassarvi e riposarvi, soprattutto considerando che i primi gironi dovrete abituare il capezzolo e magari vi farà un po’ male, che sarete stanche e dovrete riprendevi. Diventa fondamentale allora, oltre a posizionare correttamente il bimbo, sedervi comodamente. Posizionando il cuscino davanti a voi, eviterete di contrarre il collo e le spalle, perché il vostro gomito e il vostro braccio appoggeranno sul cuscino, che sosterrà anche il peso del bambino.

Se allattate a letto, il cuscino posizionato dietro di voi, come a racchiudervi in un abbraccio, vi farà sia da cuscino che da supporto per allattare. Inoltre se vi riaddormentate mentre allattate, il cuscino sosterrà anche il bimbo.

Se fate dormire il bimbo nel suo lettino, il cuscino può anche essere utilizzato come riduttore del lettino, sia per contenere il neonato, sia per evitare che possa scivolare sotto le coperte. Sappiamo infatti quanto sia importante per il neonato sentirsi contenuto e protetto, ricreare un ambiente il piu possibile simile a quello della pancia.

Se chiudete le estremità del cuscino fino a formare una U, potete usarlo per adagiarvi sopra il bimbo: funge da culla. Se avete paura che il bimbo possa scivolare all’interno, coprite il cuscino con un lenzuolino con gli angoli.

E’ un’ottima base d’appoggio per fare il massaggio al vostro cucciolo.

Quando il bimbo è un po’ piu grande, ma non ancora in grado di stare seduto da solo, il cuscino lo contiene e lo sorregge, evitando, che ciondolando possa cadere e battere la testa.

Quando è più grande, ci può giocare.

Per noi, è una base confortevole per riposarci sul divano e un' ottima base d’appoggio per il computer.

Se volete ulteriori info sull’utilizzo del cuscino allattamento potete guardare i miei video su Youtube cercando il canale di mammacanguro.

giovedì 14 gennaio 2010

Pannolini lavabili: perchè sceglierli


Pannolini usa e getta
Tutte le info sui pannolini lavabili le potete trovare in "Naturalmente bimbo"
I pannolini usa e getta sono costituiti in gran parte di plastica ed inquinano pesantemente l'ambiente già dalla loro produzione. Al mondo si utilizzano ben 3.5 miliardi di galloni di olio, 82.000 tonnellate di plastica e 1.3 milioni di tonnellate di polpa di legno per produrre 18 miliardi di pannolini di plastica. Questi pannolini necessitano di circa 500 anni per decomporsi.Per produrli serve il 37% di acqua in più rispetto a quella per il lavaggio dei pannolini riutilizzabili e da una ricerca svolta dall’Università di Vienna nel 1992 risulta che l’energia utilizzata è maggiore di oltre il 70%. In più si consumano molte risorse naturali e si impiegano prodotti inquinanti (plastica, idrogel,…). La produzione elimina nell’acqua solventi, metalli pesanti, polimeri, diossine. Inoltre i pannolini usa e getta vengono abitualmente sbiancati al cloro.

Ogni giorno in Italia si usano almeno sei milioni di pannolini usa e getta, che, in un anno, significa 2 miliardi e 190 milioni di pannolini di plastica. Il "contributo" da parte dei singoli bambini è di circa 1 tonnellata al compimento del terzo anno (circa 5000-6000 pannolini considerando una media di 5 pannolini al giorno).

Pannolini lavabili
Un bambino utilizza in media dai 5000 ai 6000 pannolini prima di passare al vasino. Il prezzo di ogni pannolino mediamente è di 25 centesimi, che porta a una spesa di circa 1.250 – 1.500 euro.
L’utilizzo di pannolini lavabili, anche tenendo conto dei costi di elettricità, acqua e detersivo, consentono un risparmio di circa 1500 in tre anni. Il pannolino di stoffa quindi offre la possibilità di un risparmio considerevole: comporta un investimento iniziale che viene presto ammortizzato. Il risparmio inoltre aumenta se i pannolini vengono poi utilizzati per i fratelli successivi.

Vantaggi pannolini lavabili rispetto agli usa e getta
Il pannolino lavabile lascia traspirare la pelle del bambino ed evita i problemi di irritazione cutanea da pannolino che riguardano l’8% dei neonati. E' stato provato che i bambini che utilizzano i pannolini lavabili soffrono di meno di irritazioni alla pelle; questo perchè i pannolini usa e getta contengono delle sostanze che assorbono di più i liquidi e danno una sensazione di asciutto. Quindi i genitori cambiamo meno spesso il pannolino, tenendo la pelle del bambino per più tempo a contatto con la pipi (i pannolini usa e getta sono sempre più assorbenti grazie alle sostanze chimiche come poliacrilato di sodio, che assorbe fino a 100 volte il peso di acqua. Il Poliacrilato di sodio è la stessa sostanza che è stata rimossa da tamponi nel 1985 a causa del suo legame con la sindrome da shock tossico.

E’ sempre più accreditata dalla comunità medica (studio effettuato dall’università di Kiel, in Germania), l’ipotesi che vi sia un collegamento tra l’utilizzo di pannolini monouso e l’aumento della sterilità maschile in quanto l’utilizzo di questi pannolini provoca un aumento di 1°C della temperatura corporea a livello dello scroto del bambino. L’innalzamento della temperatura a livello scrotale è ritenuta una delle cause del deterioramento della produzione di sperma.
Greenpeace inoltre denuncia la presenza nei pannolini usa e getta di Tributile di stagno TBT, composto tossico. Oltre alla presenza di gel chimici superassorbenti.

Ogni anno in Italia si utilizzano più di 6 milioni di pannolini usa e getta per produrre i quali si abbattono circa 12.000 alberi. Il cloro usato per la produzione di cellulosa, con i quali sono composti, rilascia sostanze che inquinano l’aria, l’acqua ed il suolo.

I pannolini usa e getta rappresentano una grave forma di inquinamento ambientale, essi infatti persistono nell’ambiente per secoli creando seri problemi legati allo smaltimento tanto da indurre molti comuni italiani, ad es. in Trentino Alto Adige ed in Emilia Romagna, a distribuire incentivi economici per incentivare l’uso dei pannolini lavabili.

E ' risaputo che i bambini che usano i pannolini lavabili, li abbandonano prima e con meno sforzo da parte dei genitori. Questo perchè quando il pannolino è bagnato, il bimbo può sentirne la sensazione. Con i pannolini usa e getta il bambino, non riesce a sentire la sensazione di bagnato fino a quando è più grande.

Riassumendo:

i pannolini lavabili

- rispettano la pelle del bambino e non contengono sostanze dannose e pericolose
- rispettamo l ambiente
- Assicurano il corretto sviluppo delle anche perchè tengono più aperte le gambine del bimbo.
- Sono traspiranti
- I rifiuti si riducono.
- Sono economici: Il costo di un kit di 20 pannolini lavabili è tra i 270 e i 600 € a seconda del pannolino che si sceglie di utilizzare.

La mia esperienza
Io ho cominciato ad utilizzare i pannolini lavabili quando Alessandro aveva una settimana, subito dopo che ha perso il moncone del cordone ombelicale.
L’utilizzo dei pannolini lavabili comporta un minimo di lavoro in più, minimo perché implica 30/40 minuti di lavoro a settimana, comunque compensato dal tempo speso a svuotare immondizia e a recarsi al supermercato a comprare usa e getta. Inoltre con un minimo di organizzazione basta una lavatrice ogni 3 o 4 giorni.
Una parte della fornitura di pannolini l’ho comprata, giusto per vedere come erano fatti, l’altra me la sono fatta!

Nei prossimi post vi illustrerò i vari tipi di pannolini lavabili e il procedimento per lavarli.

mercoledì 13 gennaio 2010

Stare e camminare insieme ai nostri bambini - l'opportunità di scegliere di portare i piccoli



Articolo tratto da http://www.bambinonaturale.it/ a cura di Esther Weber autrice di "Portare i piccoli"


Stare insieme al proprio bambino - nel suo significato stabile, costante, e quindi rassicurante, è uno degli aspetti fondamentali del significato del portare i piccoli, modalità che comunica al bambino neonato e piccolo attraverso il contatto corporeo la continuità della propria presenza. Fisicamente.


Forse pensate che sia un aspetto scontato ? Io invece credo che non lo sia, anzi. I metodi tradizionali di puericultura in Occidente non propongono ai genitori di stare con i propri bambini. Di fatto li invitano a tenere i loro bambini nei contenitori artificiali, di trasportarli negli accessori a ruote, di comprare prodotti che suggeriscono il contatto corporeo, il movimento ritmico, il contenimento, che procurano degli stimoli sensoriali. La nostra cultura è una cultura della distanza che risponde ai bisogni vitali dei nostri piccoli con un messaggio di distanza proponendo la loro soddisfazione tramite surrogati.


Oggi i nostri bambini spesso nascono e sono sottoposti a frustrazioni precoci, alla separazione dalle madri e poi devono impegnare molte delle loro energie per adattarsi con fatica agli standard e a valori considerati normali quali l'autonomia precoce; la capacità di dormire da soli e tutta la notte, avere un buon ritmo, crescere di peso e di lunghezza secondo le tabelle, essere buoni e disturbare il meno possibile gli adulti. Oggi, nella nostra cultura i bambini non hanno un posto scontato insieme ai propri genitori, ma si ritrovano immediatamente negli spazi appositamente creati per loro. Così imparano presto a stare al (loro) posto e nello spazio riservato a loro. Dalla culla, alla carrozzina, alla sdraietta, all'ovetto, al seggiolone, al box, al passeggino.

I genitori, d'altronde, sono invitati ad impostare la loro vita nonostante i bambini e in modo da esserne affaticati il meno possibile. In molte altre culture del mondo invece l'umanità porta i bambini addosso al proprio corpo. Così i bambini partecipano da subito alla vita quotidiana, ne sono parte integrata senza trovarsi al suo centro. A stretto contatto seguono la madre (o altre persone di riferimento) ovunque; per tradizione, per necessità, per mancanza di alternative certamente, ma anche e soprattutto perché è un modo adatto (e adattato) per prendersi cura dei piccoli, crescerli e farli diventare membri adattati alla società di riferimento.


Oggi, quando parliamo del portare i bambini in Occidente, essendo una modalità che si propone apparentemente in opposizione ai valori tradizionali della cultura occidentale, sentiamo il bisogno di convincere gli altri producendo le prove scientifiche che si tratti di una modalità assolutamente fisiologica per il bambino, con molti vantaggi per la sua crescita dal punto di vista fisico: (perfetta per le anche e per la sua postura), ma anche dal punto di vista psicologico e sociale. Desideriamo produrre le prove che i bambini portati siano più autonomi e indipendenti dei bambini tenuti a distanza (seguendo i valori imposti dalla nostra cultura), che piangano meno, che siano più sorridenti, contenti, felici. Sono convinta (e ho dedicato molto spazio nel mio libro a questo approccio), che molti genitori occidentali per poter iniziare a portare i loro piccoli, hanno bisogno di questo, di sapere, di confrontarsi con gli aspetti razionali, misurabili, di modo che possono avviare il proprio, individuale percorso del portare, insieme al proprio bambino unico. Perché poi bisogna andare oltre. Pertanto, oggi per una volta non voglio parlare o scrivere dei vantaggi del portare per il bambino, non voglio convincere nessuno che portare sia una modalità assolutamente adatta per crescere i nostri bambini proprio in Occidente e di soddisfare i loro bisogni vitali primari, ma vorrei tornare al senso e al significato dello "stare insieme", perché è qui dove comincia tutto ed inizia un percorso basato su una scelta genitoriale precisa. Stare insieme ai nostri bambini. Alla base dello "stare insieme", non essendo la nostra cultura che lo impone, i genitori disposti e disponibili fisicamente e psicologicamente ad accompagnare i loro bambini nella vita nel rispetto dei loro bisogni, dei loro tempi personali e della loro crescita individuale si trovano a compiere una scelta di fondo che si rinnova ad ogni tappa di crescita fino all'età adulta. (Probabilmente, bisognerà percorrere questa strada fino in fondo prima di poter misurare l'intera portata di tale scelta.) E' la scelta di mettersi in gioco, scoprirsi (mettersi a nudo dal punto di vista emotivo), lasciarsi cambiare e trasformare a contatto con il proprio bambino, giorno dopo giorno. E' una scelta dal gusto leggero e pieno quando la gioia e l'amore scorrono liberamente mentre sa di fatica quando ci sono difficoltà e l'altro è diverso da come si vorrebbe, quando il proprio neonato piange e non si lascia consolare nelle proprie braccia, quando non si comprendono le reazioni del bambino di due anni, quando la bambina di sei anni ci mette in crisi. Stare insieme ai nostri bambini e osare sentire ciò che si muove dentro di noi, il senso di impotenza, l'angoscia dell'abbandono, il pianto dirotto quando eravamo piccoli? Accogliere la fatica e starci anche quando il nostro bambino non corrisponde alle nostre aspettative. Quando ci sentiamo stanchi, poco adeguati o quando pensiamo di aver sbagliato tutto. Stare insieme ai nostri bambini. E' una strada faticosa per noi genitori, perché non cerca di evitarci qualsiasi fatica fisica ed emotiva lasciando che sia il bambino ad adattarsi. E' una strada che ci chiede di farci carico della fatica maggiore e della responsabilità. E' una strada disseminata di ostacoli, ambientali da un lato perché è difficile ricevere l'approvazione altrui per un percorso così individuale, ma anche interni, provenienti dalla propria educazione, dalle proprie ferite subìte e mai rimarginate. Pertanto, è una strada che non ha nulla di ideale (e neppure nulla di ideologico). E' una strada reale, in cui ci si confronta con le proprie parti più ombreggiate e dolorose, ma che contiene pure un grande potenziale di guarigione, come sostiene lo psicoterapeuta Franz Renggli. Stare insieme ai nostri bambini. E' un cammino che si intraprende nel rispetto e nell'ascolto per trovare l'equilibrio tra vicinanza e distanza, lontani da interpretazioni ideologiche (di contatto 24 ore su 24 per esempio), che creerebbero solo delle nuove costrizioni e il terreno per i sensi di colpa. Essere interi, veri con i propri bambini non significa essere perfetti secondo uno standard, anche se fosse d'oro. Sono convinta che stiamo vivendo in un tempo e in un luogo molto fortunato, perché possiamo scegliere. Possiamo scegliere di stare insieme ai nostri bambini (anche se a volte ci vogliono far credere il contrario). Possiamo permetterci di riflettere, di sentire e di cambiare. Possiamo scegliere di portarli. Stare e camminare insieme ai nostri bambini. Sì, semplicemente. Camminare insieme e sperimentare la vita insieme, (per esempio godere di una bella passeggiata o semplicemente fare la spesa con calma), ma anche muoversi in senso figurativo, spostarsi (a volte anche da punti di vista da revisionare), cambiare e trasformare le vecchie abitudini che forse non sono più adeguate alla vita insieme al bambino. Muoversi con leggerezza e serenità, a volte con fatica. Anche se stentiamo di credere che esiste una bacchetta magica che ci possa trasformare la fatica in gioia assoluta, portare i piccoli è senz'altro una modalità per stare e camminare felicemente insieme ai propri bambini nei primi anni di vita e può aiutare a costruire la base sicura per accompagnarli nella vita oltre. Aiuta perché alleggerisce il peso e la fatica di chi porta, lascia libertà di movimento, rende più semplici le situazioni della vita quotidiana, rispetta ed accetta il bambino così com'è, in quel momento, sorridente o in lacrime e secondo il suo specifico stato evolutivo. In qualsiasi posizione, davanti, sul fianco o sulla schiena. E' un percorso in cui noi genitori impariamo a fidarci dei nostri bambini, comunicandogli fisicamente che sono amati e che possono contare su di noi, sul nostro sostegno, sulla nostra presenza di modo che più avanti, cresciuti sereni, forti e sicuri, colmi di amore, potranno affrontare il mondo e il loro disegno di vita. Esther Weber

lunedì 11 gennaio 2010

Uso del mei tai: raccomandazioni e suggerimenti






Quando porti il tuo bimbo nel mei tai, verifica che la posizione del bambino sia corretta:













il bambino deve essere bene in alto e ben aderente a te. Per ben in alto intendo che devi riuscire a baciargli comodamente la testa e che la sua pancia non deve stare al di sotto del tuo ombelico.







  • tra il tuo corpo e quello del bambino deve passare a malapena il dorso della mano. Nel caso ci fosse più spazio tra i vostri corpi, il bimbo non sarebbe correttamente sostenuto

  • nella posizione ranocchio, controlla che le gambe siano effettivamente rannicchiate. I bambini mantengono normalmente la posizione fetale, ma controlla che i suoi piedini non siano piegati verso l’interno ma appoggino sulla base del pannello. Quando il bimbo è molto piccolo lega le bretella sulla sua schiena in modo da sostenerlo meglio
  • rispetto ai marsupi tradizionali, il mei tai non costringe la schiena del bambino: il bambino non deve portarsi da sé, ma è appoggiato al corpo del genitore. La testa è sostenuta sia dal pannello centrale che dalle bretelle
  • il peso del bimbo è ripartito sul busto del genitore in maniera ideale. Non affatica il collo, le spalle e la schiena perché il peso del bambino si scarica anche sulle gambe
  • a differenza dei marsupi tradizionali, l’ampia seduta del mei tai ( il pannello centrale è allargato fino all’incavo delle ginocchia del bimbo) esclude qualsiasi carico del peso del bimbo sulla sua colonna vertebrale e la compressione degli organi genitali
  • per allattare: allenta le bretelle e fai scendere il bimbo all'altezza del seno. Dopo averlo allattato, riportalo nella posizione iniziale.
  • una volta sistemato il bimbo nel Mei Tai,soprattto se non èabituato ad essere portato fin dalla nascita, cammina, cullalo, cantagl una canzoncina o meglio ancora esci e portalo a fare una passeggiata. Le prime volte il bambino potrebbe non gradire, soprattutto se non è stato abituato fin dalla nascita ad essere portato. Non desistere e prova a portarlo in momenti diversi della giornata. Dagli modo e tempo di conoscere e sperimentare questo nuovo modo di essere portato
  • prima di cominciare a portare il tuo bambino esercitati con un bambolotto o un orsacchiotto davanti allo specchio. Comunque non ti preoccupare: con un po’ di pratica ti renderai conto che portare è comodo e veloce! All'inizio controlla sempre tramite lo specchio che la posizione sia corretta. Se qulcuno più esperto ti può aiutare e consigliare ancora meglio!

BUON DIVERTIMENTO!!!!



venerdì 8 gennaio 2010

Il mito dell'amore materno


A proposito di solitudine delle madri, vi segnalo questo libro: “I miti del nostro tempo”.
Il primo mito di cui parla l’autore Umberto Galimberti, professore di Filosofia della Storia e Psicologia Dinamica all’Università di Venezia, è proprio il mito dell’amore materno.

Galimberti sostiene che l’amore materno sia ambivalente: ogni madre è pervasa dall’amore per il figlio così come dal rifiuto per il figlio. Quando quest’ultimo sentimento ha il sopravvento, si verificano quei casi estremi e drammatici che ogni tanto la cronaca ci propone: madri che arrivano ad uccidere i propri figli. Gesti che, ovviamente, sono da condannare, ma che impongono anche una seria riflessione.

Secondo Galimberti, nella donna convivono due “soggettività antitetiche: una che dice “io” e una che fa sentire la donna “depositaria della specie”.
“Il conflitto tra queste due soggettività”, continua l’autore, “è alla base dell’amore materno, ma anche dell’odio materno, perché il figlio, ogni figlio, vive e si nutre del sacrificio della madre: sacrificio del suo tempo, del suo corpo, del suo spazio, del suo sonno, delle sue relazioni, del suo lavoro, della sua carriera, dei suoi affetti e anche amori, altri dall’amore per il figlio. “

Io personalmente non ritengo un “sacrificio” il mio tempo, il mio corpo, la mia carriera, il mio sonno. Li vedo sotto un altro punto di vista: li ritengo un dono che faccio a mio figlio, ma anche a me stessa, alla mia famiglia. Si tratta di un investimento per il futuro.

Ciò non toglie che a volte può essere faticoso, anzi lo è….e lo è soprattutto per quelle donne che si ritrovano sole, non supportate e “se poi il figlio è figlio dell’illegalità, del tradimento, della povertà, della paura, della sprovvedutezza, allora non solo il conflitto tra le due soggettività, ma anche l’impossibilità di prefigurare un futuro per il figlio scavano nell’inconscio della madre quel che non vuol vedere e constatare ogni giorno: che il proprio figlio è troppo distante, troppo dissimile dal proprio sogno o dal proprio desiderio. E’ a questo punto che l’ambivalenza amore-odio, comune a tutte le madri, si potenzia e chiede una soluzione.(..) Questa ambivalenza del sentimento materno generato dalla doppia soggettività che è in ciascuno di noi, e che il mondo delle madri conosce meglio del mondo dei padri, va riconosciuta e accettata come cosa naturale e non con il senso di colpa che può nascere dall’interpretarla come incompiutezza o in autenticità del sentimento.”

Galimberti sostiene, giustamente, che la differenza rispetto al passato è la condizione della madre rispetto alle trasformazioni subite dalla famiglia “che si presenta oggi in una forma troppo nucleare, troppo isolata, troppo racchiusa nelle pareti di casa che, divenute più spesse, la recingono e la secretano, creando l’ambiente adatto alla disperazione” e, aggiungo io, alla solitudine e all’isolamento.
“Nel chiuso di quelle pareti ogni problema si ingigantisce perché non c’è altro punto di vista, un termine di confronto che possa relativizzare il problema, o che consenta di diluirlo nella comunicazione, quando non di attutirlo nell’aiuto e nel confronto che dagli altri può venire”.

Ecco allora l’importanza di creare luoghi e momenti di aggregazione fra mamme, dove la mamma-donna-moglie possa confrontarsi, sfogarsi, sentirsi capita e sostenuta, confidarsi, condividere la propria esperienza o semplicemente chiacchierare .
A questo proposito vi segnalo, oltre a poter raccontare la vostra storia sul mio blog (lasciando commenti o inviandomi mail a serenapir@yahoo.it) e partecipare agli incontri che tengo periodicamente sul portare (e non solo: a breve organizzerò incontri per parlare di pannolini ecologici, biodetersivi, e altro ancora), il blog di Fiammetta spazioneomamma@blogspot.com, spazio di orientamento e condivisione per la neomaternità, dove vengono raccolte a livello locale della provincia di Bergamo le iniziative a favore e a sostegno delle neomamme.
Senza dimenticare i consultori ai quali ci si può rivolgere per cercare aiuto e/o solo consigli.

Di solito, poi, una volta fuori casa, si indossa, vuoi per vergogna, vuoi per pudore e per paura del giudizio altrui, una maschera che non fa trasparire quello che ci accade realmente. Nemmeno con i nostri familiari più stretti magari ci confidiamo per timore di sentirci inadeguate o di essere criticate.

Tutto questo potrebbe essere evitato se il nucleo familiare si aprisse allo scambio sociale
L’autore del libro, attraverso queste riflessioni non vuole ovviamente giustificare chi in preda alla disperazione arriva a compiere gesti assurdi nei confronti dei propri figli, ma vuole “denunciare la cultura dell’isolamento in cui la sacralizzazione del privato ha ridotto di fatto la famiglia, che troppo spesso registra in sé l’effetto del collasso sociale. Se infatti la società è solo la sommatoria delle solitudini delle famiglie, perché una famiglia inavvertita e inascoltata, e che a sua volta non ha voglia di farsi notare né di parlare, perché questa famiglia non può impazzire??”

L’autore esorta ad accudire le madri “perché , per talune di loro, forse troppo gravosa è la metamorfosi del loro corpo, la rapina del loro tempo, l’occupazione del loro spazio fisico ed esteriore, interiore e profondo.”

La riflessione finale sul mito dell’amore materno è dedicata al ruolo del padre: non è sufficiente che partecipi ed assista al parto. E’ molto più utile che assista madre e figlio nella quotidianità offrendo loro quell’abbraccio, quella comprensione e coesione, quell’appoggio e quel sostegno che scaldano il cuore.

Galimberti conclude con un’esortazione ai padri (quando ci sono): “tutelate la maternità nella sua inconscia e sempre rimossa e misconosciuta crudeltà. Questa tutela ha un solo nome “accudimento”, per sottrarre le madri a quella luce nera e coì poco rassicurante che fa la sua comparsa nell’abisso della solitudine”.

“Non ci sarebbero tanti disperati nella vita se tutti, da bambini, fossero stati davvero amati e solo amati”.

mercoledì 6 gennaio 2010

Cure da mamma canguro per figli più sereni


Pubblico un articolo a cura di "Pensiero Scientifico Editore"


Avere un contatto pelle a pelle con il proprio bambino subito dopo la nascita può essere d’aiuto per il suo futuro sviluppo psicofisico. La marsupioterapia, una tecnica nuova per la cura dei bambini prematuri mutuata dalle mamme canguro, sembra essere efficace per una crescita serena di tutti i neonati. È il risultato di uno studio dell’Università di Haifa (Israele), pubblicato sulle pagine di Pediatrics.


La marsupioterapia è stata scoperta casualmente nell’Ospedale San Juan De Dias di Bogotà. Nel reparto pediatrico, infatti, le incubatrici a disposizione erano insufficienti e si pensò, in mancanza di meglio, di proteggere il bambino mettendolo tra i vestiti della mamma, a diretto contatto con la sua pelle. Si è così visto che il dolce e costante tepore materno funzionava come la più moderna delle incubatrici: il contatto diretto con la madre migliorava più velocemente lo stato di salute del bambino e la sua crescita. Da allora, in determinate situazioni, questa tecnica viene utilizzata anche negli ospedali più all’avanguardia.

Si ricorre alla marsupioterapia quando il bambino, pur essendo in condizioni discrete di salute, non può tornare a casa con la mamma perché necessita di cure che solo una struttura adeguata può garantirgli; oppure se il piccolo ha ancora bisogno di trascorrere parte della giornata nell'incubatrice; oppure ancora se è nato sottopeso, cioè sotto i 1500 grammi. In pratica la mamma (ma può essere anche il papà!) due o tre volte al giorno ritorna in ospedale e, per un periodo di tempo che va dai 15 minuti alla mezz’ora, prende il piccolo dall’incubatrice e lo poggia sul petto, tra i vestiti, proprio come in un marsupio. In questo modo si ricrea quel naturale, indispensabile contatto che l’incubatrice ha bruscamente interrotto.


Il gruppo di ricerca israeliano ha preso in considerazione 47 coppie mamme-bambini: metà dei neonati sono stati trattati con un programma di marsupioterapia che prevedeva l’intimo contatto con la madre almeno un’ora al giorno subito dopo la nascita, l’alta metà è stata messa nella nursery, secondo la pratica routinaria per i nuovi nati. I ricercatori hanno poi osservato in tutti i bambini i primi comportamenti in risposta alle condizioni ambientali cui erano sottoposti: ne è emerso che quelli che ricevevano le “cure canguro”dormivano per un tempo molto più lungo rispetto agli altri che invece risultavano più irritabili e facili al pianto. Inoltre i primi mostravano di muovere con più facilità braccia e gambe, cosa che riflette un buon sviluppo del sistema nervoso, mentre i secondi mantenevano più facilmente una posizione distesa.


Sul perché questo tipo di cura apporti maggiori benefici, Sari Goldestein Ferber, coordinatrice della ricerca, ipotizza che il contatto pelle a pelle tra madre e figlio e lo scambio di calore e di odori che si produce contribuisca a non far sentire solo il neonato, infondendogli sicurezza. Usata per i bambini prematuri, questa tecnica mostra una notevole efficacia anche in quelli nati a termine, tanto che gli stessi autori la consigliano a tutti i nuovi nati.


Bibliografia. Goldstein Ferber S, Markhoul I. The effect of skin-to-skin contact (Kangaroo Care) shortly after birth on the neurobehavioral responses if the term newborn: a randomized, controlled trial. Pediatrics 2004;113:858-865.

lunedì 4 gennaio 2010

Bambino naturale: Tutte le mamme hanno il latte





Quando sono rimasta incinta, la mia speranza era quella di poter allattare….ero preoccupata che non potessi avere latte o che il mio latte non fosse sufficientemente nutriente per il mio bambino…ma per quale motivo avevo queste preoccupazioni?!!

Fin da piccole siamo abituate a giocare con le bambole e a dar loro il biberon come fosse la normalità, noi stesse molto probabilmente siamo state allattate artificialmente (a mia mamma, per esempio quando avevo tre mesi, il pediatra ha detto che il suo latte non era nutriente e che doveva smettere di allattare, nonostante io crescessi benissimo), in televisione le pubblicità ci mostrano bambini paffuti cresciuti a latte artificiale e omogeneizzati, spesso nemmeno gli addetti ai lavori e in particolare alcuni pediatri sono sufficientemente informati sull’importanza di un allattamento materno prolungato, nelle riviste dedicate alle mamme (comprese quelle di cui veniamo omaggiate in ospedale), troneggiano pubblicità di ogni marca di latte artificiale, insomma veniamo inconsciamente influenzate e non siamo certo consapevoli delle nostre potenzialità e di ciò che la natura ci ha fornito:

ALLATTARE E’ NATURALE così come camminare!!!! Pensate che addirittura le madri adottive, se determinate, sono in grado di farsi venire il latte! Non avete mai sentito di gattini abbandonati allattati da un cane? Questa è la natura e solo condizionamenti esterni possono compromettere una delle esperienze più gratificanti e ricche di significato della vita di una donna!

Come dice nel suo libro "Il bambino non è un elettrodomestico", Giuliana Mieli, oltre agli indiscussi vantaggi nutrizionali (il latte materno è specie-specifico), allattare permette di ricostituire quell’unità che fisicamente si è sciolta con il parto, permette di creare un’intimità tra madre e figlio che non ha eguali.
Il cibo diventa allora nutrimento fisico e affettivo: latte come trasmissione dell’amore materno. E’ impossibile allora stabilire rigidi orari: cosi come durante la gravidanza è il corpo della mamma che si adatta per contenere il bambino, così, una volta nato, è la mamma che deve adattarsi alle esigenze del suo bimbo, accettando e soddisfacendo le sue necessità.

La preoccupazione del viziare, rispondendo prontamente alle richieste di un esserino che dipende totalmente da noi, così strenuamente portata avanti da nonne, suocere, vicine, conoscenti, amiche ed esperti non ha alcun fondamento riferita ai neonati.
E’ legittima se venisse applicata ai veri bambini viziati, più grandi, ai quali non si è in grado di dire di no di fronte a richieste spesso inadatte alla loro età: parlo di ore davanti alla televisione, al telefonino, ai video giochi ,al cibo…

Ad ogni poppata, il bambino ritrova il calore della sua mamma , il contenimento, l’odore, il contatto. In una parola tutta la sicurezza di cui ha bisogno, la certezza di ritrovare la presenza che lo nutre, lo consola, lo coccola. Perché ricordiamoci che accanto alla suzione finalizzata al nutrimento fisico del bambino, c’è quella non nutritiva caratterizzata da contatto con la madre, dal calore trasmesso, dal senso di protezione.
A questo proposito è famoso l’esperimento di Harlow sui piccoli di scimmie. Harlow si propose di misurare due variabili: la variabile del contatto e la variabile del nutrimento. Egli costruì un surrogato di scimmia utilizzando un tessuto spugnoso contenente una lampadina che trasmetteva calore. Il secondo surrogato era invece costituito da una rete metallica fornita di seno artificiale pronto a sfamare in ogni momento i piccoli. Harlow misurò il tempo trascorso dai piccoli lattanti con il surrogato metallico che erogava latte e con il surrogato che invece trasmetteva calore. L’esperimento dimostrò che la variabile del contatto è una variabile straordinariamente importante nello sviluppo delle relazioni affettive, mentre l’allattamento è una varibile trascurabile. Da qui si può dedurre che la funzione dell’allattamento, in quanto variabile affettiva, è quella di garantire frequenti e intimi contatti corporei del piccolo con la madre.

Da questo esperimento emerge chiaramente la conclusione che i lattanti attaccati al seno materno soddisfano contemporaneamente sia il bisogno nutritivo che, cosa ancor più importante, il bisogno di contatto. Entrambi i bisogni sono vitali e fondamentali per lo sviluppo psicofisico dei bambini. Possono essere soddisfatti separatamente, ma mai uno in alternativa all’altro.

Per i bambini che hanno sperimentato e goduto di questa fusione con la mamma, sarà più facile separarsi e acquisire la loro autonomia.


Allattare, non allattare o smettere di allattare resta una scelta insindacabile della mamma purchè sia consapevole e informata, e non basata su pregiudizi, credenze, condizionamenti, cattiva informazione, mancato supporto.

Diversa la situazione di chi invece deve rientrare al lavoro e si vede in qualche modo costretto a rinunciare in parte all’allattamento (a meno che abbai il tempo e la voglia di sottoporsi a estenuanti sedute di tiraggio del latte…fattibile ma con molta molta determinazione).
In questo senso gli enti, le associazioni che promuovono l’allattamento prolungato dovrebbero sostenere allo stesso modo e sensibilizzare i governi sulla necessità della donna di poter svolgere la sua fondamentale funzione di madre almeno nei primi anni di vita dei figli.


Allego qui a fianco le raccomandazione della Comunità Europea sull’alimentazione dei lattanti e dei banbini fino a tre anni e la lista degli Ospedali Amici dei Bambini che promuovono il legame mamma-bimbo e l’allattamento al seno.

In tema di allattamento vi consiglio di leggere "Tutte le mamma hanno il latte" di Paola Negri, della stessa autrice "Sapore di mamma". Un altro libro molto bello è "Un dono per tutta la vita" del pediatra spagnolo Gonzales.